ESISTO IN QUANTO INFORMO

"Informazione e architettura. Comunicazione Marsupiale. Il problema del significato" a cura del Prof.Antonino Saggio.

“La liberazione della forma”, capitolo del libro ‘Architettura e modernità’ del professore Saggio, è stato uno stimolante spunto di riflessione in merito all’evoluzione dell’impiego del calcestruzzo armato negli anni che seguirono il secondo dopoguerra. È interessante notare quanto i progressi della tecnica e la nuova concezione di un’architettura plastica, che libera la forma dalla funzione, viaggino di pari passo rendendo incomprensibile quali siano le dinamiche di dipendenza tra i due fattori. È la tecnica che mostra per la prima volta la possibilità di un superamento delle convinzioni precedenti o è la necessità di superare quest’ultime che ci porta alle sperimentazioni di nuove tecniche è tecnologie? Qual è la crisi principale e scatenante del processo?
Nel 1956 Jorn Utzon ha il coraggio di partecipare al concorso per la creazione dell’Opera House di Sidney proponendo un edificio che fosse un evento comunicativo, un simbolo. Quella che lui propone è un’architettura ipersogettiva, che rifiuta il concetto di standardizzazione che aveva caratterizzato l’epoca fortemente industriale del primo novecento, radicata al contesto e piena di rimandi retorici e simbolici. Utzon fa con la sua architettura quello che i poeti fanno con la poesia, crea immagini visive e suggestioni che emozionano e dalla immensa forza evocativa.
L’apertura della società, l’affermarsi di nuovi paesi in tutto il mondo; la forte influenza della cultura nordica che vede nel monumento la celebrazione tra uomo e natura e dunque una linfa vitale; l’interesse per l’uomo e le sue manifestazioni sociali; la forte convinzione di dover sostituire a un mondo delle certezze ideologiche un metodo sperimentale e una ricerca eterogenea di suggestioni; fanno si che Utzon sia in grado di concepire un edificio dal forte valore simbolico e che libera finalmente la forma dalla funzione dando il via a un nuovo filone dell’Architettura.
Il prodotto dell’architettura smette di essere un oggetto della catena di montaggio industriale. Non è più individuabile un modello funzionale e tipologico di edificio, si fa strada l’idea che “per ogni oggetto un’idea” come affermava Eero Saarinen. L’edificio non è più un oggetto che deve essere funzionale e immediato, facilmente fruibile e utilizzabile dall’uomo, uno strumento al suo servizio. L’architettura crea spazi, l’architettura attua la sua esistenza solo nel rapporto spirituale con l’uomo che la fruisce. I parallelismi tra poesia e architettura si fanno forti. Un luogo è un’immagine figurativa che viene di volta in volta interpretata dall’individuo che la fruisce. Questo fa del luogo un luogo ipersoggetivo che perde i suoi caratteri oggettivi e che si trasforma ogni volta. Come affermava Zevi nel suo -Saper Vedere l’architettura-, “ […] il carattere precipuo dell’architettura- il carattere per cui essa si distingue dalle altre attività artistiche- sta nel suo agire con un vocabolario tridimensionale che include l’uomo. […]”. Lo spazio quale essenza dell’architettura è la chiave di ingresso per la comprensione dell’edificio.

L’ipersoggetività dell’architettura della terza ondata rimette se stessa all’interpretazione dell’individuo che deve interpretarne gli artifici retorici e che non è sempre in grado di coglierne il significato.

Bibliografia:
·        “La liberazione della forma” da Architettura e modernità. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica di Antonino Saggio – Carrocci editore 2010
·        “Il mondo decostruito” da Architettura e modernità. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica di Antonino Saggio – Carrocci editore 2010
·        “Lo spazio protagonista dell’architettura” da Saper Vedere l’architettura di Bruno Zevi
·        I Canti di Giacomo Leopardi
Sitografia:
·        “La via dei simboli” di Antonino Saggio dalla rubrica Coffee break
·       Trip Advisor